Antimafia. Ferrandelli ricorda il giudice Chinnici, ucciso 30 anni fa

"Sono convinto che miglior modo per ricordare il sacrificio di tanti eroi sia con i fatti. Ognuno deve fare qualcosa, diceva don Pino Puglisi e la politica ha le armi, se vuole, per sconfiggere le mafie”. Lo dice il deputato regionale del Pd e vicepresidente della Commissione Antimafia all’Ars, Fabrizio Ferrandelli in occasione del trentesimo anniversario della strage di via Pipitone Federico dove morirono il giudice Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, e Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile dove abitava il giudice. 

 

“Questo fine settimana, in qualità di vicepresidente dell’Antimafia regionale – continua Ferrandelli – ho partecipato a Reggio Calabria, alla prima riunione dei vertici degli organismi regionali antimafia del Mezzogiorno (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). In quella sede ci siamo posti alcuni obiettivi: innanzitutto nelle scuole di tutt’Italia scoccherà “l'ora della legalità” (da istituire con una proposta di legge d'iniziativa delle Regioni del Sud); in secondo luogo, per le aziende ci sarà un '”rating antimafia”, per favorire le imprese che rispettano maggiormente legalità e trasparenza, con un sistema di '”premialità” nei bandi pubblici; e poi, le certificazioni antimafia rilasciate dalle Prefetture dovranno essere più tempestive, certe ed esaustive a garanzia delle scelte degli amministratori locali; per ultimo, nel Mezzogiorno saranno promosse iniziative comuni e condivise contro le '”ecomafie”, per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, in particolare in materia di trasporto e smaltimento dei rifiuti pericolosi e di gestione delle discariche”.

 

“Sono certamente solo alcune cose e ce ne sono tante altre da fare – conclude Ferrandelli – ma è questo quello che la politica deve fare: meno passerelle, più leggi contro le mafie”.