Donne & politica. Antonella Milazzo: ecco perché c’è bisogno di noi
*di Antonella Milazzo, parlamentare regionale del PD all'Ars
Piacevolmente sorpresa, ho letto l'articolo con cui Claudio Reale, su Repubblica Palermo, riaccende i fari sul tema della partecipazione delle donne alla vita politica in Sicilia. Evento molto raro, dato che il 25 novembre è passato e l'8 marzo, con la sua parata di mimose, passerelle e triti dibattiti, è ancora abbastanza lontano. Peraltro, l'argomento rimane spinoso e direi persino "antipatico", presente a fasi alterne nel dibattito politico e oggetto di scarsa attenzione da parte dell'opinione pubblica.
Negli ultimi venti anni, il tema è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti grazie, soprattutto, al lavoro delle associazioni femminili, dei sindacati e delle donne presenti nei partiti (prevalentemente di centrosinistra). Ci sono stati momenti di grande fermento, durante i quali si è lavorato in tavoli regionali molto completi e rappresentativi, gettando semi che qualche volta hanno dato buoni frutti, modificando ad esempio le organizzazioni interne dei partiti. Donne preparatissime hanno studiato, lavorato e portato avanti iniziative e battaglie. Una per tutte: Alessandra Siragusa, vero riferimento delle politiche di genere in Sicilia. Forse il vulnus più grave è stato proprio questo: donne che si occupano di donne; ma la scarsa presenza femminile nelle istituzioni rappresentative è solo un problema delle donne? Non è piuttosto un problema di democrazia sostanziale? Dovrebbe essere ormai chiaro che il contributo che ciascuno può dare alla vita pubblica varia anche in relazione al genere, con un conseguente arricchimento del dibattito democratico. Le norme nazionali stanno velocemente superando il principio delle pari opportunità declinato in astratto per arrivare a quello della parità effettiva, da perseguire con misure specifiche. Si tratta di vincoli stringenti, e tuttavia ancora non sufficienti a centrare l'obiettivo della parità, che passa dalla libertà di accesso alla vita politica, dalla selezione trasparente delle classi dirigenti, dalla conciliazione dei tempi della vita pubblica e privata, dal welfare. Occorrono indubbiamente politiche coordinate che riguardino l'intera problematica della cittadinanza di genere investendo tutti gli aspetti (politica, economia, formazione). Occorre il bilancio di genere, che evidenzi il diverso impatto delle politiche di bilancio e della distribuzione delle risorse su uomini e donne, e aiuti a definire le priorità politiche e le azioni necessarie a realizzare una democrazia compiuta.
Le norme antidiscriminatorie sono indispensabili, ma non sufficienti, se non si condivide fino in fondo nell'agenda politica l'alto valore per tutti di una piena condivisione,tra donne e uomini, delle responsabili pubbliche. La Sicilia si contraddistingue, anche in questo campo, per procedere con il passo del gambero: la legge che ha introdotto la doppia preferenza di genere per le elezioni dei consigli comunali (L.R. 8/2013) ha rischiato di essere cassata nell'estate del 2016, ed è salva solo grazie all'intervento delle associazioni e all'attenzione della politica nazionale. Non viene recepita la legge Delrio nella parte in cui prevede la parità nel giunte comunali, nè è stata recepita la L. 20/2016 che prevede la doppia preferenza di genere per le elezioni regionali. Ancora una volta l'Autonomia diventa alibi e argine al cambiamento. Ma può esistere un'Italia a due velocità sui diritti? Eppure l'art.55 della Costituzione impone l'equilibrio di genere e l'art.117 ne pone l'obbligo in capo alle Regioni. E la Sicilia?
Scrivo queste righe e mi pare di vedere i sorrisini di sufficienza e di ascoltare le battutine….sento l'imbarazzo di essere considerata una suffragetta un po' esaltata, nel novero delle femministe d'antan, acidule e anche un po' patetiche, isteriche che scimmiottano gli uomini. Invece penso che veramente la politica abbia bisogno di donne con le p…erle, donne vere che portino il loro sentire dentro le Istituzioni e diano a queste una reale rappresentatività, in tutti i settori. D'altronde le "pari opportunità" sono sempre state il recinto entro cui la politica ha confinato le donne, un tema classificato di serie B. Quante donne in Sicilia sono assessori al bilancio o ai lavori pubblici, quante sindaco? E, per favore, mi si risparmi la bufala "gli uomini sono più bravi"!