Una scissione che non condivido
Non condivido la decisione assunta dall’ex segretario del Partito Democratico Matteo Renzi di compiere una scissione. La mia posizione è stata chiara già ai tempi delle Primarie del partito quando ho scelto di sostenere, con forza e determinazione, il segretario Zingaretti. Proprio in quella occasione, ho giudicato come un errore la scelta di Renzi di non ricandidarsi alla guida del partito. Anche se avesse perso avrebbe potuto consolidare la propria pozione all’interno del partito da minoranza. Invece, puntando su Giachetti e Martina, spaccando anche l’area, ha gettato le basi per arrivare alla situazione odierna. Si è trattato, dunque, di un percorso studiato che da tempo avevo compreso e che non ho avuto intenzione di avallare.
La mia è una scelta di coerenza, ovviamente, perché non intendo lasciare il Partito Democratico al quale, sono convinto, spetta un compito importante nel futuro del nostro Paese. Inoltre, la mia permanenza all’interno del PD e la mia candidatura ha comportato anche dei “costi” in termini elettorali: altri che facevano parte della maggioranza durante la scorsa legislatura hanno preferito lasciare – in certi casi “scappando” – proprio per non pagare le colpe di Renzi sul piano nazionale e di Crocetta in Sicilia. Il sottoscritto, invece, si è caricato, nel territorio, le responsabilità dei Governi mettendoci la faccia e rifiutando le sirene che promettevano poltrone ben più importanti e avviandomi a un percorso di opposizione del quale sono fiero. Sempre all’interno del PD che considero l’unico baluardo a difesa dei principi e dei valori di democrazia, uguaglianza, solidarietà e sviluppo contro le derive d’estrema destra che il Paese rischia di avere.
Auguro il meglio agli amici che stanno aderendo a questa nuova avventura, ma non sarò con loro, questa scissione sarà #senzadime.